LA NOSTRA PATRIA NEL TEMPO:


Amo il mio secolo perché è la patria che posseggo nel tempo. L’amo già perché mi permette di allargare di molto i limiti della mia patria nello spazio. (…) Io amo la mia patria nel tempo, questo ventesimo secolo nato tra tempeste e procelle. Esso reca in sé possibilità illimitate. Il suo territorio è il mondo.
Sotto i nostri occhi si è sollevato dal suo non essere il Giappone isolano e si è presentato come il pioniere della cultura capitalistica, davanti al grande continente asiatico così come un tempo la sua maestra, l’isolana Inghilterra, si presentò davanti al continente europeo. Il Giappone ha celebrato il suo esordio storico dando agli ariani una dura lezione, che in cerchi concentrici si è ripercossa in tutta l’Asia.
Al principio del secolo scorso(l’Ottocento) l’Inghilterra era la fabbrica dell’Europa. Verso la fine di questo secolo l’Europa era diventata la fabbrica del mondo. Adesso l’Inghilterra, fatta retrocedere dall’industria dell’America e della Germania, non è che il forziere del capitalismo mondiale. E ben presto, forse, tutta l’Europa arretrerà di fronte all’industria dell’Asia, che dalla decrepitezza passa a una giovinezza nuova e si appresta a trasformare la ricca, decrepita Europa nella propria casa bancaria.
Queste non sono prospettive lontane e nebulose. I rivolgimenti e i mutamenti che, secondo i vecchi criteri, avrebbero richiesto secoli, oggi si compiono nel corso di decenni, persino di anni. La storia è diventata frettolosa, molto più frettolosa del nostro pensiero.

Così lo sguardo lungo di Trotsky all’inizio del Novecento afferrava i ritmi del mutamento imposti dal forsennato sviluppo capitalistico mondiale. E’ un ritmo che non si è arrestato fino ad oggi, lungo tutto il “secolo breve” nonostante battute d’arresto, crisi economiche distruttive, due guerre mondiali, decine di conflitti locali ancora oggi in corso sotto i nostri occhi.

Solo la scienza marxista, secondo noi, permette di comprendere i ritmi e le forme del cambiamento in atto a livello mondiale, ritmi e forme che scandiscono e determinano l’instabile fisionomia della provincia italiana. Comprendere è la precondizione per sottrarsi alle aspettative esagerate, alle ansie pervasive, alle paure irrazionali che animano le ideologie dominanti e fanno da sfondo a tante parte della spicciola politica corrente in casa nostra.

Che cosa vogliamo fare: in questo quadro ci sforziamo di offrire ad un pubblico più vasto possibile occasioni di analisi e di riflessione sui grandi temi della storia, della scienza e dell’attualità. Di fronte alla bancarotta di molte ideologie alla moda, riteniamo importante ed utile far conoscere il punto di vista del marxismo che consideriamo strumento fondamentale per capire e per cambiare il mondo. Uno strumento da mettere alla prova dei fatti e del confronto dialettico con le altre teorie e concezioni oggi diffuse nella società e nella cultura contemporanee, superando pregiudizi e luoghi comuni. Le nostre pubblicazioni, così come le nostre iniziative, rappresentano un primo biglietto da visita per chi volesse conoscerci meglio e farsi un’idea della nostra attività. Riteniamo importante in particolare coinvolgere quanto più possibile il mondo della scuola, luogo dove si aggregano e si formano le giovani generazioni, patrimonio fondamentale di energie per il futuro.

Il Centro Filippo Buonarroti è stato fondato nel 1995 a Milano da un gruppo di insegnanti di diverse scuole, animati dalla voglia di contribuire alla diffusione tra le giovani generazioni di quella passione per la conoscenza seria e disinteressata, che sola può garantire salde basi per una lucida consapevolezza a qualunque scelta ideale. Nel corso degli anni il Centro è andato via via acquisendo una certa importanza ed autorevolezza, grazie alla serietà e concretezza delle iniziative che è riuscito a realizzare (gli archivi che documentano tale storia si possono trovare sul sito www.centrofilippobuonarroti.com ).

La costola toscana: nel febbraio del 2016, in occasione dell’80° anniversario della Guerra di Spagna, il Centro ha promosso e organizzato, in collaborazione con numerose associazioni ed istituti, il percorso italiano della mostra Catalogna Bombardata, che ha toccato oltre cento città. Migliaia sono stati i partecipanti alle conferenze e ai dibattiti che sono stati organizzati ad ogni esposizione. L’allestimento della mostra in varie città toscane è stata l’occasione per l’esordio del Centro Filippo Buonarroti nella nostra regione: alcuni di noi hanno collaborato agli eventi che si sono tenuti a Pistoia (all’interno delle manifestazioni per Pistoia capitale della cultura) Firenze, Volterra e Campi Bisenzio. Dai contatti scaturiti in queste occasioni e dalle disponibilità registrate anche in altri centri della regione, abbiamo tratto l’impulso a tentare di replicare l’esperienza milanese anche in Toscana. Il gruppo che ha deciso di promuovere la costola toscana del Buonarroti è composto non soltanto da insegnanti (pur presenti), ma da varie figure professionali, che assicurano comunque un buon ventaglio di competenze disponibili per le nostre future iniziative. Rimane ovviamente fondamentale il rapporto con il Centro di Milano che è assolutamente disponibile a fornirci tutto il supporto necessario in termini di materiale di documentazione, esperienza e soprattutto contatti con studiosi autorevoli con cui poter organizzare incontri e conferenze.

Siamo coscienti di vivere e lavorare in un paese dove è facile trovare persone disposte a schierarsi per l’una o per l’altra causa, ma quasi sempre sulla base di riflessi banalmente condizionati da un’ideologia piuttosto che in base alle conoscenze acquisite al termine di un faticoso itinerario di studio.

In conclusione: ci rivolgiamo a coloro che rifiutano di farsi trascinare passivamente nel gorgo dell’indifferenza o della rassegnata accettazione dell’esistente, ma che sono, al contrario, attratti dal gusto del serio approfondimento e della discussione argomentata, argine concreto ed efficace contro i guasti della superficialità e del provincialismo culturale. Cercheremo di fornire un’alternativa a tale costume, con l’ambizione di aggregare al nostro progetto tutti coloro che incontreremo lungo il nostro cammino.