CATANI Arrigo

Livorno, 5.6.1909 – Antignano (frazione di Livorno), 17.12.1977

Figlio di Alfredo e di Annunziata Manetti, subito dopo le elementari, comincia a lavorare come garzone presso un artigiano del marmo. Propagandista di teorie anarchiche, più volte aggredito dai fascisti, partecipa nel marzo del 1933, insieme a migliaia di livornesi, ai funerali dell’ex confinato comunista Mario Camici.
Nel settembre dello stesso anno Catani si dà alla macchia: durante una perquisizione, sono stati sequestrati a casa sua libri e opuscoli anarchici. In ottobre lascia clandestinamente Livorno. Raggiunge la località còrsa di Crocetta e prosegue fino a Bastia. Successivamente si rifugia a Marsiglia. Si lega alla nipote di Errico Malatesta (figura di punta dell’anarchismo italiano), Armida Prati, da cui avrà due figli. Sbarca il lunario lavorando come calzolaio. Il 9 settembre 1935 spedisce alla madre un volantino, in cui gli anarchici invitano gli italiani a non andare in Abissinia. Ai primi d’agosto del 1936 parte per Barcellona, dove si arruola nella Sezione italiana della Colonna Ascaso della CNT-FAI, Combatte contro i franchisti a Monte Pelato il 28 agosto, a Tardienta il 21-22 ottobre e ad Almudévar il 22-23 novembre. Il 26 marzo 1937 Catani denuncia in un articolo (che apparirà il 14 aprile su Guerra di classe, giornale pubblicato da Camillo Berneri) i “sicari moscoviti” che danno la caccia agli anarchici in Spagna. Dal 7 al 12 aprile Catani partecipa ai sanguinosi combattimenti del Carrascal de Huesca. Poi, dopo i fatti di maggio a Barcellona, lascia la penisola iberica e rientra a Marsiglia, sfuggendo alla cruenta repressione degli stalinisti e dei repubblicani moderati. Il 9 giugno 1937 rende omaggio in un lungo articolo all’anarchico livornese Egisto Cantini, assassinato proprio a Marsiglia e coperto di calunnie dagli stalinisti. All’inizio del 1938 è a Parigi con la famiglia. In luglio è costretto a rifugiarsi in Belgio, ma un decreto di espulsione lo obbliga a darsi alla clandestinità. Resta illegalmente a Bruxelles fino all’aprile 1939. Arrestato, si ritrasferisce quindi a Marsiglia, dove abita fino all’agosto 1943, quando ottiene il rimpatrio gratuito in Italia e rientra a Livorno. Catani partecipa alla Resistenza. Preso in ostaggio dai nazifascisti, viene tradotto a Bologna, per i lavori forzati nelle fortificazioni. Liberato da un colpo di mano dei compagni di fede emiliani e livornesi, torna nello scalo labronico. Nel 1944 pubblica un articolo su II seme libertario di Roma, nel quale critica severamente i liberali, i democristiani e “la democrazia progressiva” dei comunisti, ribadendo che è necessario abolire la proprietà, lo Stato, il Parlamento, il Governo, la magistratura, la polizia e combattere la religione e ogni specie di pregiudizio patriottico. Nel dopoguerra apre una bottega di calzolaio in corso Mazzini. Partecipa alle riunioni della Federazione Anarchica livornese, Fa opera di proselitismo, diffondendo la stampa libertaria. Verso la metà degli anni ’50 Catani si trasferisce ad Antignano dove resta fino alla morte.

Livorno, s.d.
Arrigo Catani
Fotografia dell’anarchico sovversivo Arrigo Catani fu Alfredo, schedato con il numero 4877. utilizzata dal Gabinetto Segnaletico della Questura di Livorno.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1393, fase. 18

Livorno, 11 ottobre 1963
Il percorso di Arrigo Catani fino alla Spagna
Informazioni della Questura di Livorno inviate al Ministero dell’Interno sui trascorsi politici di Arrigo Catani. Il 14 ottobre del 1933 risulta espatriato clandestinamente in Corsica, insieme ad altre 9 persone, a bordo di una barca partita da Livorno. Più tardi viene espulso dalla Francia perché frequentava elementi antifascisti. Nel febbraio del 1937 risulta in Spagna arruolato nelle brigate internazionali.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1393, fase. 18


Livorno, 1 dicembre 1933
Perquisizione
Nel verbale della perquisizione, effettuata dalla squadra politica della Questura di Livorno nell’abitazione di Arrigo Catani, si elencano gli opuscoli ritenuti “sovversivi” e come tali sequestrati, tra cui una copia del giornale anarchico “L’Ordine” del 10 dicembre 1893 (n. 5) e un quaderno con manoscritti di appunti di propaganda anarchica e riguardo all’amore libero (n. 11).
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1393, fase. 18

Bastia, 17 ottobre 1933
“Acceso sovversivo”
Telegramma inviato dal Console d’Italia a Bastia alla Prefettura di Livorno in cui si comunica che sono sbarcati a Bastia dieci clandestini provenienti da Livorno indicati come “…accesi sovversivi animati da propositi criminosi..”. Uno di loro è stato identificato in Arrigo Catani.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1393, fase. 18


Marsiglia, 16 novembre 1933
Passaporto di Arrigo Catani
Passaporto per l’estero rilasciato ad Arrigo Catani dal Consolato Generale d’Italia a Marsiglia. Sfogliando le pagine si trovano i timbri dei paesi dove il Catani è vissuto durante l’espatrio, a partire dal 1933 a Marsiglia, per proseguire con il suo rifugio in Belgio nel 1933, dopo l’espulsione dalla Francia, con la sua presenza in Spagna nel 1937, fino al suo rimpatrio definitivo in Italia dalla Francia il 17 agosto 1943
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1393, fase. 18

BONSIGNORI Alfredo

Cecina (LI), 28.1.1895 – Lione (Francia), 3.4.1976

Si avvicina ancora adolescente al movimento socialista. Iscrittosi al PSI, svolge intensa attività di propaganda e partecipa alle agitazioni contro l’intervento italiano nella prima guerra mondiale. Nel 1919 organizza la Lega proletaria e contadina di Cecina. Nel 1920 è eletto consigliere comunale per il PSI a Cecina.
Aderisce al PCdI (Partito Comunista d’Italia) subito dopo la scissione di Livorno. Arrestato per il ferimento del fascista livornese Dino Leoni, al processo viene condannato a oltre 10 anni di prigione. Rilasciato il 14 agosto 1926, ritorna a Cecina, ma, per sottrarsi alle minacce dei fascisti locali, ripara prima a Roma e poi a Milano. Successivamente, con la famiglia, emigra clandestinamente a Lione, dove lavora come ebanista. Espulso dal PCdI per le sue tendenze di sinistra, aderisce ai Gruppi di avanguardia comunista (dal 1929 Gruppi Operai Comunisti), costituiti dall’antico seguace di Bordiga, Michelangelo Pappalardi. Negli anni successivi, fino al 1931, anno in cui si conclude quell’esperienza, sostiene il movimento di Pappalardi – ormai approdato su posizioni operaiste non lontane da quelle della KAPD (Kommunistische Arbeiter-Partei Deutschlands) tedesca e dei tribunisti olandesi (Gorter, Pannekoek) – con le sue testate, Le Réveil Comuniste-ll Risveglio Comunista (1927-29) e L’Ouvrier Communiste (1929-31).
Nel 1932 Bonsignori interviene con due articoli, pubblicati su Prometeo, nel dibattito interno della Frazione del PCdI all’estero, d’orientamento bordighista.
Nel 1933 aderisce definitivamente al movimento anarchico. Nell’estate del 1936 valica i Pirenei e si arruola nella Sezione italiana della Colonna Ascaso della CNTFAI (Confederación Nacional del Trabajo-Federación Anarquista Ibérica) – la cosiddetta Colonna Italiana o Colonna Rosselli (alcuni rapporti confidenziali nei mesi precedenti avevano indicato Bonsignori come segretario del circolo lionese di Giustizia e Libertà). Con quest’ultima partecipa ai combattimenti di Monte Pelato e di Tardienta sul fronte aragonese. Verso la fine dell’ottobre 1936 lascia la Spagna e fa ritorno a Lione. Qui, nel settembre 1938 e nel giugno 1939, Bonsignori viene segnalato fra i principali esponenti anarchici. Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale e la resa della Francia, Bonsignori partecipa alla Resistenza nella regione del Rodano. Con la liberazione Bonsignori torna a Cecina, dove milita in alcuni gruppi anarchici locali. Qualche anno dopo, accompagnato dalla famiglia, fa ritorno a Lione, dove collabora con gli anarchici francesi e italiani fino alla morte.

Livorno, s.d.
Alfredo Bonsignori
Foto dell’anarchico Alfredo Bonsignori utilizzata dal Gabinetto Segnaletico della Questura di Livorno, schedato con il numero 2243.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1381, fase. 16

Pisa, 17 giugno 1939
Alfredo Bonsignori, un anarchico a capo del movimento di Lione
Informativa della Prefettura di Pisa in cui si segnala che il sovversivo Bonsignori è uno dei capi del movimento anarchico di Lione.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1381, fase. 16

Lione, 20 marzo 1936
Bonsignori, un sovversivo a Lione
Il Telespresso del Consolato Generale di S.M. il Re d’Italia a Lione informa il Casellario Politico Centrale di Roma e la Prefettura di Livorno sull’attività svolta dal Bonsignori a Lione, in particolare la sua partecipazione al convegno anarchico di Parigi del 1 e 2 novembre 1935, precisando che si tratta di “individuo prepotente e provocatore, imbevuto di teorie sovversive e fanatico antifascista’’.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1381, fase. 16

Livorno, 4 marzo 1965
Alfredo Bonsignori, un perseguitato politico
Nella nota informativa della Questura di Livorno, inviata alla Direzione delle Pensioni di Guerra-Ufficio Perseguitati Politici, si riepiloga l’attività del Bonsignori e la sua appartenenza alle correnti della sinistra comunista, in particolare alla frazione “operaista”, descritta come anarchico comunista, Bonsignori viene indicato come segretario del movimento “Giustizia e Libertà” e del “Soccorso Libero”. La nota evidenzia che nel 1937 era stato per un anno a Barcellona a svolgere propaganda anarchica.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1381, fase. 16


Livorno, 1927-1942
Scheda biografica di Alfredo Bonsignori
Alfredo Bonsignori La scheda informativa, compilata dalla Prefettura di Livorno, riassume in breve l’attività sovversiva svolta dal Bonsignori dal 1927 al 1942. Una sua dichiarazione nel corso di una riunione anarchica, svoltasi a Lione nell’agosto del 1937, viene riportata nella scheda: “Il Bonsignori dichiara di essere disposto a venire nel Regno per compiere attentati terroristici o contro personalità del Regime”.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1381, fase. 16