CHIESA Oberdan

Livorno, 11.09.1911 – Rosignano Solvay (LI), 29.1.1944

Fratello minore di Mazzino Chiesa (vedi scheda relativa), manovale edile, emigra clandestinamente in Algeria il 19 dicembre del 1933 e lavora a Bona alle dipendenze di un imprenditore antifascista. Espulso dalla colonia francese, si rifugia a Marsiglia. Successivamente è segnalato ad Ajaccio e poi a Grenoble. Il 31 agosto valica i Pirenei e il 2 settembre è a Barcellona dove si arruola nella Centuria Gastone Sozzi, formata da un’ottantina di italiani e comandata dal comunista Gottardo Rinaldi. Dal 12 settembre al 18 ottobre 1936 si batte valorosamente contro i franchisti che premono su Madrid, in varie località ad ovest della capitale spagnola. Scioltasi la Sozzi, Chiesa si trasferisce il 28 ottobre ad Albacete, dove si arruola nel battaglione Garibaldi, con il quale partecipa alla difesa di Madrid.
Viene ferito alle gambe da una granata. Dopo un ricovero di tre mesi in ospedale a Valencia, Oberdan dal settembre 1937 presta servizio nella Marina repubblicana. Nell’ottobre del 1938, dopo il ritiro dei volontari delle Brigate dal fronte per decisione del governo Negrín, affronta il calvario dei campi di smobilitazione in Spagna e soprattutto dei campi di concentramento francesi, dopo aver ripassato i Pirenei, in seguito alla caduta di Barcellona il 26 gennaio 1939. Argéles-sur-Mer, Gurs, di nuovo Argéles-sur-Mer, poi il Forte di Mont Louis e il campo di sorveglianza speciale del Vernet d’Ariège sono le sue prigioni nella Francia di Daladier.
Nella primavera del 1941 chiede il rimpatrio e il 23 settembre viene consegnato ai fascisti che lo arrestano e lo traducono a Livorno. Il 17 novembre Chiesa viene assegnato al confino per cinque anni e deportato a Ventotene. Liberato nell’agosto del 1943, torna a Livorno e il 30 settembre si unisce alla terza Brigata Garibaldi. Viene nominato “comandante di un distaccamento con il grado di sottotenente”. Promosso commissario politico di Brigata, è catturato dai fascisti in un’imboscata. Imprigionato nel carcere Don Bosco di Pisa, un Tribunale militare straordinario repubblichino lo condanna a morte per aver “impugnato le armi contro lo Stato, militando nelle milizie rosse, esercitando funzioni di comando”, per aver “svolta attività antinazionale come propagandista sovversivo”, per aver “contribuito con la sua propaganda a determinare attentati contro le Autorità”. Per rappresaglia contro un attentato gappista a Rosignano Solvay, la sentenza di morte viene eseguita in questa località, all’alba del 29 gennaio 1944, da un plotone di camicie nere e di carabinieri. Oberdan Chiesa giace nel cimitero livornese dei Lupi, nel quadrato dei partigiani.

Roma, 1941
Oberdan Chiesa
Foto segnaletiche del comunista livornese Oberdan Chiesa di Garibaldo, ritrovate nella sua scheda biografica nel fascicolo dei confinati politici del Casellario Politico Centrale di Roma.
ACS, Casellario Politico Centrale, 1303

Livorno, 2 Aprile 1937
Oberdan Chiesa, tra i primi volontari in Spagna
Scheda biografica di Oberdan Chiesa compilata dalla Prefettura di Livorno dove si racconta della sua partenza clandestina da Livorno per Bona in Algeria nel dicembre del 1933. Più tardi nel 1935 è espulso per le sue idee politiche e si imbarca per Marsiglia. Nel 1936, con lasciapassare falso, giunge a Barcellona dove si arruola nella “Centuria Gastone Sozzi” come mitragliere e successivamente nella “Brigata Garibaldi”. Passato in Francia nell’ottobre del 1938, dopo lo scioglimento delle brigate internazionali, fu internato, insieme a molti altri miliziani italiani, nel campo di confino di Vernet di Ariège dove rimase fino all’occupazione nazista della Francia. Consegnato alla polizia italiana fu confinato a Ventotene fino al 1943. Tornato a casa organizzò la resistenza con i partigiani. Nel gennaio del 1944 fu arrestato per un’imboscata e rinchiuso nel carcere di “Don Bosco”.
Prelevato dal carcere, fu fucilato il 29 gennaio 1944 sulla spiaggia di Rosignano Solvay per una ritorsione contro un’azione partigiana.
ACS, Casellario Politico Centrale, 1303

LAUNARO Anna

Livorno, 9.4.1890 – Vimodrone (MI), 7.1.1973

Nasce da Giovanni e Angela Lisi, in una rispettabile famiglia livornese. Madre di un bambino, si separa dal marito per diventare la compagna dell’intellettuale livornese Ettore Quaglierini, con il quale resterà sino alla sua morte. Insieme a lui lascia Livorno sul finire el 1921. La coppia per qualche tempo vive in Piemonte e in Val d’Aosta, dove Quaglierini lavora per il PCdI e, quando questi diventa segretario della sezione di Como-Varese-Sondrio, si trasferisce a Cernobbio (CO). Emigrata clandestinamente in Germania alla fine del 1922, Anna Launaro svolge un’intensa attività rivoluzionaria fra Berlino, Lipsia e Parigi, sotto vari nomi di copertura. All’inizio del 1927 risiede a Bruxelles, in contatto con le “centrali comuniste” di Berlino, Vienna, Varsavia e Mosca. Nella capitale belga collabora al quotidiano comunista parigino L’humanité. Nella primavera 1928 la Launaro fa il “corriere” per il PCdI, insieme alla compagna di Secondo Tranquilli (il futuro Ignazio Silone), Gabriella Seidenfeld, e al fratello, Romolo Tranquilli. Il 29 aprile Anna è arrestata a Bruxelles perché trovata in possesso di due false carte di identità francesi. Dopo il rilascio, cerca vanamente di ottenere dal Consolato fascista di Bruxelles un attestato di nazionalità, che le è indispensabile per poter chiedere il permesso di soggiorno. Una volta espulsa dal Belgio, si rifugia in Francia. Segnalata a Parigi agli inizi del 1929, insieme a Quaglierini, in settembre dà alla luce un “superbo bambino”. Al principio del 1930 si sposta a Berlino, col compagno e il figlioletto. Qualche mese dopo emigra in Bolivia.
Anna torna in Europa nel 1931 e si stabilisce a Barcellona. Nel 1934 cura una raccolta di fondi per i comunisti italiani e segue la corrispondenza del giornale del PCdI, Vita operaia. Nell’estate del 1936 si impegna nella lotta contro i ribelli franchisti. Nel luglio del 1937 è a Madrid e l’anno successivo dirige una casa per l’infanzia nella Spagna repubblicana. Lasciata la penisola iberica nel marzo 1939, la Launaro fa ritorno per qualche anno in America Latina. Rimpatriata dopo la liberazione, si stabilisce prima in Sicilia, dove Quaglierini svolge un’intensa attività politica. In seguito si trasferisce a Roma con il compagno che lavora dapprima all’Istituto Gramsci e poi dirige la Libreria Rinascita. Quindi segue Quaglierini a Praga, dove questi muore nel 1953. Anna, rientrata in Italia, gli sopravviverà per vent’anni.

Livorno, s.d.
Anna Launaro
Fotografie della comunista Anna Launaro utilizzate dal Gabinetto Segnaletico della Questura di Livorno. Nella prima foto si legge la seguente dicitura: ‘‘Sedicente Mira Luigia identificata per Launaro Anna”.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1430, fase. 15

Livorno, 14 novembre 1936
Una sovversiva residente in Spagna
Nella nota della Questura di Livorno relativa ai sovversivi della Provincia di Livorno residenti in Spagna è segnalata al n. 6 “Anna Launaro, detta Nina, maritata Pacinotti, di Giovanni e di Lini Angela, nata a Livorno il 9 aprile 1890, comunista (amante di Quaglierini Ettore)”.
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1430, fase. 15

Barcellona, 13 novembre 1931
Lettera al figlio
Lettera al figlio Nella lettera, scritta durante la sua permanenza in Spagna, la Launaro invita il figlio a non intraprendere la carriera militare, disapprovando la sua scelta di indossare l’uniforme abbagliato “dalle spalline e dai galloni d’oro”. Lo esorta ad essere un ragazzo “moderno” pronto a partire per il mondo sconosciuto, desideroso di conoscere la vera vita, capace di affrontare la fame pur di essere se steso. “Il soldato? ….Non è una buona ragione di dover fare il caprone e seguire il gregge..”!
ASLi, Regia Questura, poi Questura di Livorno, 1430, fase. 15