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Quaderni
I “Quaderni del Buonarroti” sono agili documenti di poche decine di pagine ed hanno come scopo quello di cercare di stimolare nel lettore la curiosità verso gli argomenti trattati, in modo di incoraggiare l’approfondimento, magari attraverso la lettura e lo studio dei testi suggeriti nelle bibliografie allegate ad ogni numero.

NUOVA USCITA
Il 24 maggio 1915 – oltre cent’anni fa – l’Italia entra nella Grande Guerra, che già imperversa dall’agosto dell’anno precedente. È un conflitto che scoppia all’apogeo dello sviluppo economico e del fiorire della cultura, della tecnica e delle arti dei più progrediti paesi del vecchio continente. Non è una guerra prodotto dell’arretratezza economica o di un ristagno dello sviluppo, anzi! Non è una guerra prodotta dall’irruzione di un qualche popolo barbaro o da attriti etnico-culturali, fra popoli di diversa lingua o fede religiosa. Tutto il contrario. È una guerra che si sviluppa fra Stati dalle economie fortemente interdipendenti dal punto di vista economico-finanziario, i cui sovrani sono spesso parenti fra di loro.
Il 20 maggio 1910 ai funerali del re d’Inghilterra, Edoardo VII – detto lo “zio d’Europa” – perché imparentato con tutte le case regnanti del continente – sfilano in corteo, cavalcando fianco a fianco, non meno di nove teste coronate. Seguono
“cinque principi ereditari, altre quaranta Altezze imperiali o reali, sette regine (quattro regine madri e tre regnanti) e un folto gruppo di rappresentanti straordinari mandati da paesi a regime non monarchico. Settanta nazioni erano rappresentate. […] L’orologio della storia segnava però l’ora del tramonto. Il sole del vecchio mondo stava calando con un ultimo sfarzo di colori: uno sfarzo che nessuno avrebbe più veduto.”
(Barbara W. Tuchman, I cannoni d’agosto – ed. Neri Pozza)
Dall’introduzione all’opuscolo
All’interno:
Governanti e sudditi. Guerra e lotta di classe;
Alle origini della Grande Guerra. Anni che valgono giorni…..;
…e giorni che valgono anni;
SCHEDA A: La Belle époque delle illusioni e delle incertezze finisce a Sarajevo;
SCHEDA B: Scienza e cultura al servizio della guerra imperialistica;
SCHEDA C: Agitazione e manipolazione dell’informazione;
Le dimensioni del massacro;
SCHEDA D: Chiese e religioni di fronte alla guerra;
L’opposizione dei soldati alla guerra: fraternizzazioni, ammutinamenti, diserzioni;
SCHEDA E: Fraternizzazioni sul fronte russo;
Movimento operaio e Grande guerra;
Conclusioni;
Alcuni film sulla Grande guerra;
30 suggerimenti di lettura

La presente pubblicazione è incentrata in gran parte su sei articoli pubblicati da Giovanni Poggi sul giornale Lotta Comunista fra il giugno 1985 e il maggio 1986, dedicati alle minoranze internazionaliste attive nella Resistenza in Italia nel 1943-45.
Ci sembra utile riproporli oggi, quando debordanti e ossessive sono ormai le celebrazioni istituzionali e retoriche della Resistenza e dell’antifascismo. In barba ai richiami alla “complessità” del fenomeno, al suo carattere “plurale”, animato da diverse correnti ideali e politiche, quello resistenziale è diventato un vero e proprio mantra a senso unico, uno – o forse l’unico – dei miti fondanti della Repubblica italiana e della sua Costituzione.
In barba ai risultati acquisiti dalla più matura storiografia sulle varie dimensioni di quella vicenda, si persiste a riproporre la piena continuità fra la lotta contro il nazifascismo e la restaurazione dello Stato borghese in Italia, dopo il suo collasso nel turbine della catastrofe seguita all’armistizio dell’8 settembre. Peggio ancora si insiste sulla peculiarità “italiana” di quegli eventi, come se il contesto e la determinazione internazionale non fosse pesata per nulla…
Seppelliti sotto tutto questo ciarpame ideologico, restano completamente in ombra quei fermenti vitali rappresentati dai movimenti a carattere proletario che si opposero non soltanto al fascismo, ma anche alla perpetuazione dell’ordine borghese e imperialista che i vincitori della guerra stavano per riservare all’Italia.
Questo opuscolo vuole richiamare la dovuta, meritata attenzione a quelle correnti e formazioni, che, contro “venti e maree” avverse reagirono alla rassegnazione, alla passività, alla collaborazione con i nazifascisti, al collaborazionismo di classe portato avanti dagli stalinisti e dai socialisti.
Di più, cercarono – fra mille difficoltà oggettive, spesso ostacolati dai loro stessi limiti soggettivi – di aprirsi un varco e indicare una strada per un rivolgimento sociale che partisse ovviamente dall’Italia, ma in una prospettiva internazionalista. Quegli uomini e quelle donne – piccoli nuclei, che tuttavia esprimevano energie quantitativamente non disprezzabili, visto che il loro numero totale nel 1943 era pienamente confrontabile con gli effettivi del PCI – hanno concretamente mostrato che il ritardo storico accumulato dalla classe operaia italiana durante gli anni del fascismo poteva in qualche misura essere recuperato.
Su tutta questa vicenda è calata negli anni una pesante cortina di silenzio, rotta ogni tanto da qualche libro o da qualche saggio, in genere prodotti di ricerche dal taglio militante.
Eppure quelle pagine di lotta contro il fascismo e contro l’incipiente egemonia stalinista sul movimento operaio italiano, meritano di essere conosciute e studiate per i loro insegnamenti e per gli spunti di riflessione che offrono ancora oggi.
Dall’ introduzione all’opuscolo
All’interno:
La Resistenza prigioniera di Yalta;
Necessità di una riflessione storica sul ruolo controrivoluzionario dello stalinismo;
Lo stalinismo cresce con le alleanze imperialiste;
Lo stalinismo strumentalizza le lotte operaie;
Scheda 1: Il movimento anarchico libertario;
Scheda 2: Bandiera rossa;
Lo stalinismo reprime la dissidenza comunista;
Scheda 3: La sinistra socialista;
Scheda 4: Stella Rossa;
Lo stalinismo soffoca la ribellione del sud;
Scheda 5: Il Lavoratore;
Scheda 6: Il Partito Comunista Internazionalista;
Lo stalinismo controlla la CGL;
Scheda 7: La Frazione di Sinistra;
Scheda 8: Il Partito Operaio Comunista;
Scheda 9: La CGL Rossa;
Sei profili biografici:
Mario (Paolo) Acquaviva;
Fausto Atti;
Pietro (Blasco) Tresso;
Temistocle (Bianco) Vaccarella;
Virgilio Antonelli;
Silvano Fedi
Ampia bibliografia

Presentiamo qui per la prima volta in italiano un opuscolo, tradotto dal polacco, sulla ricorrenza del Primo Maggio a nome di tal R. Kruszyňska, uno pseudonimo adottato nel lavoro illegale. Queste pagine sono state infatti scritte, nell’ultimo decennio dell’Ottocento, da una giovane immigrata, poco più che ventenne, riparata da Varsavia in Svizzera per sfuggire alle occhiute attenzioni della polizia zarista.
Lei si chiamava in realtà Rosa Luxemburg. Ricordiamo che era nata il 5 marzo 1871 a Zamošć, una cittadina della Polonia centrale, allora parte dell’Impero russo. Ancora bambina si era spostata a Varsavia con la famiglia di origini ebraiche. Nella capitale polacca aveva seguito un regolare corso di studi fino a ottenere il diploma liceale. Adolescente dal temperamento vivace e intelligente, si era istintivamente opposta, fin dagli ultimi anni di scuola, alla politica di russificazione forzata introdotta in Polonia, con l’uso obbligato – tra l’altro – della lingua dell’occupante. (…)
Dall’introduzione all’opuscolo
All’interno:
La festa del Primo Maggio (1895 – INEDITO IN LINGUA ITALIANA);
Come è nata la festa del Primo Maggio? (1894);
Il Primo Maggio (1907);
L’idea del Primo Maggio si fa strada (1913)
Breve bibliografia

Questa non è una guerra, non è neppure più un massacro. È la tortura di decine di migliaia di uomini, donne e bambini senza difesa, con bombe e gas velenosi. Usano i gas incessantemente e noi abbiamo curato centinaia di casi, compresi bambini ancora in braccio. Il mondo guarda… e passa via dall’altra parte.
John Melly Medico inglese di un’ambulanza della Croce Rossa in Etiopia, 1936
Dall’epigrafe dell’opuscolo
All’interno:
Memoria contro il mito della “diversità” italiana;
“Mal d’Africa”;
La più grande campagna coloniale del ‘900;
Guerra chimica: un aspetto “scontato della guerra moderna”;
Tonnellate di gas;
Negare, negare, negare;
I gas in Libia;
22-23 dicembre 1935;
Impreparazione Etiope;
Iprite e fosgene;
“Abbiate pietà!”
Bombardamenti contro la Croce Rossa;
“Quei miserabili polacchi”;
Un’azione programmata;
“Fucilare, fucilare, fucilare, fucilare”;
“Sterminio contro i ribelli e le popolazioni complici”;
L’ipotesi della guerra batteriologica;
“La gente perdeva pezzi di carne”;
Quando una parola nasce da un genocidio;
“La brina impalpabile del liquido corrosivo”;
Le denunce dell’opinione pubblica internazionale;
Il silenzio italiano;
Contro il mito dell’“Europa brava gente”
Breve bibliografia

Charles Darwin nasce il 12 febbraio 1809 a Shrewsbury, piccola cittadina inglese nelle Midlands occidentali, a ridosso del confine col Galles.
Darwin mise fine alla concezione secondo la quale le specie animali e quelle vegetali non avevano nessun legame tra loro, erano prodotti del caso, ‘creazioni di dio’, ed erano immutabili.
“Per la prima volta portò la biologia su un terreno del tutto scientifico”, commenta Lenin (1870-1924) nel libro Che cosa sono gli “Amici del popolo?”, paragonando l’approdo scientifico di Marx sul versante della comprensione della società a quello di Darwin nel campo della biologia e della storia della vita.
Operando una vera e propria “rivoluzione copernicana in biologia”, come lui stesso definirà la propria teoria dell’evoluzione, Darwin cambierà per sempre la percezione del posto dell’uomo nella natura, come pure la percezione delle relazioni tra le diverse popolazioni umane.
Dall’introduzione all’opuscolo
All’interno:
Una “rivoluzione copernicana in biologia”;
“Una nazione con il debole dello zucchero”;
Un “crimine atroce”;
“Maledetti niggers sfaccendati”;
La frenologia;
“Atrocità che fanno male al cuore”;
“E’ impossibile non sentirsi ben disposti”;
Gli schiavi come bestie;
I “pluralisti”;
“Potremmo essere tutti legati in un’unica rete”;
L’albero della vita;
Non esiste né alto né basso;
“Dio non ha mai inteso questo”;
“Molta luce sarà fatta sull’origine dell’uomo e la sua storia”;
Contro Darwin;
La Guerra civile americana;
La questione “grande e quasi terribile”;
“Quel mostriciattolo razzista”;
Le razze non esistono;
Lotta internazionalista al razzismo
Breve bibliografia

Presentiamo qui di seguito sei profili biografici di altrettanti militanti comunisti internazionalisti di Livorno e provincia, i quali parteciparono, cento anni fa, alla fondazione del Partito Comunista d’Italia (PCd’I), sezione della IIIª Internazionale.
Con questo primo contributo vogliamo non solo ricordare le basi po-litiche su cui il Partito Comunista nacque – la rottura col PSI e le sue correnti (i massimalisti di Serrati e Lazzari col loro rivoluzionarismo in-concludente e i riformisti di Turati, Treves e Modigliani) – ma intendiamo anche offrire alcuni elementi di riflessione per sfatare il mito presentato dalla narrazione storica ufficiale di una sostanziale continuità fra il partito nato a Livorno nel gennaio 1921 e il Partito Comunista Italiano (il nome con cui nel maggio 1943 il “Partito nuovo” di Togliatti sostituisce il PCd’I, liquidandolo anche formalmente).
In sede storica è invece accertabile una discontinuità profonda fra PCI e PCd’I, non limitata soltanto al nome e ai nuovi simboli (come ad esem-pio la bandiera rossa affiancata al tricolore), ma talmente ampia da inve-stire le linee politiche e strategiche, la composizione dei gruppi dirigenti, così come gli assetti organizzativi.
Dall’introduzione all’opuscolo
All’interno:
A cent’anni dalla fondazione del Partito Comunista d’Italia. I comunisti di Livorno tra fascismo e stalinismo;
Seguono le biografie di:
Becocci Ettore Augusto;
Bonsignori Alfredo;
Cantini Astarotte;
Ferrari Fernando;
Mannucci Danilo;
Trovatelli Plinio:
Appendice A: “A 50 anni dalla scomparsa di Danilo Mannucci (1899-1971)” – Di Giuseppe Mannucci;
Appendice B: “Un’autobiografia di Danilo Mannucci” (1947)
Breve bibliografia

CLARA ZETKIN RIVOLUZIONARIA, DONNA, MADRE (40 pag.)
Copenaghen, anno 1910. All’interno della Folkets Hus, ossia la Casa del popolo, si riunisce la Seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste. Sono almeno un centinaio le delegate, provenienti da diciassette paesi diversi.
Clara Zetkin, dirigente del Partito socialdemocratico tedesco e principale fautrice del congresso, avanza la proposta di stabilire in ogni paese una data per una manifestazione annuale dedicata alla questione femminile.
L’idea fa seguito alla mobilitazione statunitense in occasione del primo International Woman’s Day del 23 febbraio 1909 organizzato per iniziativa del Socialist Party of America. Nella risoluzione si precisa che le donne socialiste di tutti i paesi devono preparare in collaborazione con le organizzazioni politiche e sindacali e che l’obiettivo immediato è quello di ottenere il diritto di voto per le donne. Si decide di organizzare la manifestazione tutti gli anni, in ogni paese, nel mese di marzo.
Nasce così la Giornata internazionale della donna. Una giornata proletaria e internazionalista. (…)
Dall’introduzione all’opuscolo
All’interno:
La leggenda sull’otto marzo;
Una giornata del proletariato femminile;
Otto marzo comunista e repressione fascista;
Erede dello spirito marxista;
Nata al socialismo marxista e alla rivoluzione;
Rivoluzionaria, donna, madre;
Compagne di seconda classe;
Tra i fondatori dell’Internazionale socialista;
Dalla parte delle lavoratrici;
Femminismo proletario e femminismo borghese;
Die Gleichheit;
Rivendicazioni delle proletarie;
Contro lo sciopero dei ventri;
Sulla scuola;
La Conferenza Internazionale delle donne socialiste;
Contro la guerra;
Berna 1915;
Censura e carcere;
Spartacus;
Dalla parte dellaRivoluzione russa;
“Mia carissima, mia unica”;
Inviata della Terza Internazionale;
“La punizione che si abbatte sul proletariato”;
Contro Stalin;
“Il suo amore per gli oppressi”
Breve bibliografia

NON DISPONIBILE
Centocinquant’anni fa il proletariato di Parigi insorgeva riuscendo ad organizzare il proprio potere centralizzato, sia pure in una città isolata e per di più assediata dall’esercito prussiano dell’imperatore Guglielmo I e di Bismarck.
Che quel tentativo rischiasse di appiccare l’incendio alla Francia intera e all’Europa tutta è testimoniato dalla proclamazione della Comune, nelle settimane successive, anche a Lione, a Marsiglia, a Tolosa, a Saint-Etienne, a Limoges e a Narbona…
La prima dittatura del proletariato riuscì a reggersi e a tener testa alle truppe lealiste di Versailles per 72 giorni, ma il suo esempio e il suo insegnamento giungono freschi e intatti fino a noi per le battaglie di oggi e soprattutto di domani. (…)
Dall’introduzione all’opuscolo
All’interno brani tratti da:
La “forma politica finalmente scoperta” – Arrigo Cervetto;
La Guerra civile in Francia – Karl Marx;
Stato e rivoluzione – V.I. Lenin;
La lezione della Comune – L.D. Trotzky
I CATALOGHI DELLE MOSTRE
Il Centro Filippo Buonarroti, in collaborazione con diverse Associazioni italiane e non, ha dato vita, a partire dall’anno 2015, a quattro mostre itineranti dedicate a pagine di storia del movimento operaio europeo, alcune note, altre poco trattate se non del tutto taciute. E’ così che hanno preso vita le mostre su “Resistenza operaia a Berlino 1942-1945. Basta con Hitler, mettere fine alla guerra!”, (nel 2015, appunto). “Catalogna bombardata”, sulla guerra civile spagnola, nel 2016, “Le conferenze di Zimmerwald e Kiental e l’opposizione alla Grande guerra” nel 2017, “La Commune de PARIS 1871” nel 2022. (Per ulteriori informazioni, consultare la sezione LE MOSTRE).
Ogni mostra è accompagnata da un catalogo che riporta il testo dei pannelli (in italiano e in lingua originale) e le foto esposte, oltre ad una introduzione che ne spiega l’origine.
Oltre a quelle menzionate, esposte in tutta Italia e ancora richiedibili, abbiamo realizzato altre due mostre di cui esistono i cataloghi: “Grandi scienziate del ‘900” (2022), con La Nuova Limonaia di Pisa e “Livornesi alla guerra di Spagna 1936-1939” (2020), in collaborazione con l’Archivio di Stato di Livorno. Li mettiamo entrambi in descrizione anche se, al momento, sono esauriti.

“L’importanza di questa mostra è talmente evidente da non richiedere grandi parole: conoscendo bene la storia e, in particolare, la storia del movimento operaio tedesco, abbiamo sempre combattuto le tesi di coloro che hanno sostenuto l’identità tra nazismo e popolo tedesco (…) Sono tesi che, oltre ad essere storicamente false, rendono uno straordinario favore al nazismo di ieri e di oggi. Sappiamo bene che le prime vittime del nazismo sono stati i lavoratori tedeschi ed in particolare i militanti politici e sindacali: così come sappiamo bene che, nei dodici anni del regime, milioni di tedeschi si sono opposti ad Hitler e centinaia di migliaia di questi coraggiosi oppositori hanno pagato con la vita la loro battaglia contro il nazifascismo” (…)
Dalla “Presentazione al pubblico italiano”
All’interno:
Presentazione al pubblico italiano;
Un saluto;
Introduzione;
Incoraggiare – Organizzare – Collegare;
Nelle fabbriche;
Gli operai;
Con i lavoratori coatti;
Nella Wehrmacht;
Contro la guerra;
Lavoro illegale;
Le donne;
Dalla borghesia;
Gli artisti;
Con gli ebrei;
I medici;
Evadere;
L’incontro;
Perseguitato;
Terrore giudiziario;
I sopravvissuti;
Ultime lettere;
I morti;
Pietre d’inciampo;
Topografia della Resistenza, del Terrore e della Memoria;
Appendice: La pagina nascosta della Resistenza tedesca

“La Guerra civile spagnola (1936-1939) fu il primo conflitto armato in cui l’aviazione rivestì un ruolo decisivo. I ripetuti bombardamenti che colpirono la “zona repubblicana” inaugurarono un nuovo modello di scontro bellico, all’interno del quale la retroguardia si convertì in fronte di guerra e la popolazione civile in bersaglio per il nemico” (…)
Dalla “Presentazione al pubblico italiano”
All’interno:
Presentazione al pubblico italiano;
La mostra;
L’assedio a una democrazia nascente;
La repubblica bombardata;
La Catalogna sotto le bombe;
Al centro del mirino;
I bombardamenti su Barcellona;
I bombardamenti su Granollers;
I bombardamenti su Lleda;
I bombardamenti su Tarragona e nel Penèdes;
I bombardamenti su Girona e a Figueres;
I rifugi antiaerei;
Vivere sotto le bombe: i valori civici;
La resistenza urbana e l’aiuto internazionale;
I bombardamenti a tappeto sulla popolazione civile: dalla guerra civile spagnola all’attualità;
La rete dei luoghi della memoria in Catalogna: rifugi antiaerei e campi dell’aviazione riscattati

(…) “La mostra su Zimmerwald e Kiental infine, ci permette di ricordare una pagina di storia, praticamente sconosciuta ai più, ma doppiamente importante: da un lato si collega alle numerose iniziative che abbiamo svolto per ricordare il centenario della Grande guerra, vista dalla parte di coloro che alla guerra si sono opposti, nelle trincee, nelle fabbriche, nelle piazze. Zimmerwald ricorda la lotta politica contro la guerra da parte di quelle correnti del movimento operaio che, invece di appoggiare le rispettive borghesie nell’immane massacro, si ritrovarono nella clandestinità per cercare di organizzare la lotta per porre fine alla guerra, pur nella diversità di opzioni che contrapponevano Grimm a Lenin. Ma, dall’altro, proprio a Zimmerwald, sulle ceneri della Seconda Internazionale, inizierà anche il cammino di quelle correnti, pur minoritarie, che formeranno la “sinistra di Zimmerwald” e che porranno fine alla guerra in Russia con la Rivoluzione d’Ottobre e daranno vita nel 1919 alla Terza Internazionale” (…)
Dalla “Presentazione al pubblico italiano”
All’interno:
Presentazione al pubblico italiano;
Introduzione a cura di Bernard Degen;
Nazioni e nazionalismo;
Imperialismo;
Il fronte occidentale 1914/15;
Il fronte orientale 1914/15;
Il movimento operaio internazionale;
Robert Grimm;
La famiglia Grimm;
Lenin;
Nadežda Krupskaja;
Grimm su Lenin;
Lenin su Grimm;
Grimm, Lenin e Balabanova;
La Casa del Popolo di Berna;
Conferenze internazionali dei socialisti contro la guerra;
“Promachos”: una casa editrice di sinistra;
“Berner Tagwacht”;
Conferenza di Lugano;
Serrati/Lazzari;
Modigliani/Morgari;
Conferenze internazionali delle donne socialiste;
Anželika Balabanova;
Preparazione della Conferenza di Zimmerwld;
La Conferenza di Zimmerwald 1915;
Perquisizioni, indagini e censura dopo la conferenza segreta;
Il manifesto di Zimmerwlad;
Pensione “Beau Séjour”;
La conferenza di Kiental 1916;
Il manifesto di Kiental;
1917 La rivoluzione russa;
!920 divisioni nel movimento operaio;
Conferenza di Stoccolma e fine del movimento di Zimmerwald;
Posta dall’Est;
Partecipanti alla Conferenza di Zimmerwald e Kiental;
La Mostra svizzera sulla Conferenza di Zimmerwald;(immagini)
Il Manifesto di Zimmerwald; (immagini)
Le conferenze di Zimmerwald e Kiental e il movimento operaio italiano;
Appendice A: Da Zimmerwald a Milano. Cronaca di un’opposizione;
Appendice B: Articoli de L’impulso (Immagini)

(…) ”Il potere degli operai parigini aveva anche dovuto fare a meno dei vecchi burocrati che avevano preferito seguire Thiers a Versailles. Per questo gli operai avevano dovuto completamente riorganizzare la vita sociale e amministrativa su basi nuove, su basi pienamente corrispondenti agli interessi del proletariato (…) dando vita ad un governo costituito essenzialmente da “operai o rappresentanti riconosciuti dalla classe operaia” e basato sui principi della eleggibilità, revocabilità e responsabilità davanti al popolo di tutti i suoi organi politici, giudiziari e amministrativi. Non meno importante è la retribuzione di questi incarichi pubblici con “salari operai” (…) l’espropriazione della grande proprietà capitalistica a favore della cooperazione operaia, la sostituzione dell’esercito permanente con il popolo in armi, l’abolizione della polizia, la separazione della Chiesa dallo Stato e la confisca dei beni ecclesiastici (…) Questi semplici accorgimenti – spiega Marx – fanno sì che la Comune, pur nella sua breve vita, abbia gettato le fondamenta di un nuovo modo di governare, fornendo così il modello per il passaggio verso una futura organizzazione sociale superiore, il socialismo” (…)
Dalla Presentazione
All’interno:
Presentazione;
Il crepuscolo del secondo Impero;
Dalla guerra al tradimento;
La Parigi popolare soffre e si batte;
18 marzo 1871 – Parigi insorta;
Viva la Comune!;
72 giorni per costruire un nuovo mondo;
Viva la democrazia!;
Un’opera sociale d’avanguardia;
Verso una maggiore uguaglianza. Largo alle donne!;
Gli stranieri? Cittadini a pieno titolo!;
La cultura per tutti;
La Comune costruisce e innova;
Servizi pubblici e uffici: Un’amministrazione dei cittadini;
Separazione fra Stato e Chiesa;
La “Settimana di sangue”. La feroce repressione versagliese;
Dalla solidarietà all’amnistia;
Le Comuni in provincia;
La Comune non è morta;
Il popolo al femminile;
Comunarde!;
Le donne in combattimento;
L’Unione delle donne;
La marcia verso l’uguaglianza;
Coubert pittore impegnato;
La Federazione degli artisti;
La Parigi delle arti;
Quelle e quelli dello spettacolo;
Artisti e Comunardi;
La Comune fotografata;
La caricatura;
Maximilien Luce;
Edouard Manet;
Daniel Verge;
Jules Dalou;
Indirizzo dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori;
“Amis de la Commune” – Cenni sulla storia dell’associazione

ESAURITO
“Tanti sono gli esempi di grandi donne che hanno dedicato la propria vita alla Scienza con autentica passione e il cui nome rimarrà per sempre impresso nella storia; ma ancor di più sono gli esempi di donne ugualmente brillanti e rivoluzionarie che purtroppo non hanno ottenuto il giusto riconoscimento per il proprio lavoro, vittime di pregiudizi e discriminazioni. (…)
Dal determinare le dimensioni dell’Universo, allo svelare i segreti del codice genetico, queste donne hanno contribuito in modo significativo all’avanzamento delle frontiere del sapere battendosi, talvolta, in prima persona per il riconoscimento e l’affermazione della parità dei diritti e contro ogni discriminazione. A tutte queste donne e alle loro storie è dedicata la mostra.”
Dall’introduzione di Gloria Spandre RICERCATRICE INFN – PISA
All’interno le biografie di:
Margaret Burbridge;
Maria Goeppert-Mayer;
Margherita Hack;
Lise Meitner;
Rita Levi-Montalcini;
Barbara McClintock;
Sabiha Kasimati;
Dorothy Crowfoot-Hodgkin;
Gertrude Elion;
Gerty Radnitz-Cori;
Marie Sklodowska-Curie;
Irene Joliot-Curie;
Rosalind Franklin;
Ida Tacke-Noddack;
Maria Montessori;
Emmy Noether;
Rasalyn Sussman-Yalow

ESAURITO
“Nell’80° anniversario della fine della Guerra civile spagnola, l’Archivio di Stato di Livorno ha presentato la mostra “Livornesi alla Guerra di Spagna 1936-1939” inaugurata i 13 ottobre 2019 per l’evento nazionale, organizzato dal Ministero per i Beni Culturali e per il Turismo, “Domenica di carta” e rimasta aperta al pubblico nei locali dell’Archivio fino al 19 ottobre.
I documenti esposti in originale provengono dai fondi della Regia Questura, poi Questura di Livorno, Regia Prefettura, poi Prefettura di Livorno e Partito Nazionale Fascista, Federazione dei fasci di Combattimento di Livorno.
Insieme ai documenti originali sono state esposte copie digitalizzate dei manifesti conservati dal Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso e articoli de “Il Telegrafo”, tratti dall’Emeroteca on line del Comune di Livorno.
Alla piena riuscita della manifestazione ha dato un contributo decisivo il Centro Filippo buonarroti Toscana, sede di Livorno (…)”
Dall’Introduzione della Dott.ssa Cristina Francioli Direttrice dell’Archivio di Stato di Livorno
All’interno:
Presentazione a cura del CFBToscana;
Introduzione di Cristina Francioli, Direttrice dell’Archivio di Stato di Livorno;
La Guerra di Spagna e i volontari antifascisti livornesi;
Percorso mostra;
Appendice A: Sessanta volontari di Livorno e provincia nella Guerra civile spagnola:
Appendice B: Lettera di Togliatti alla Segreteria del PCI del 4 ottobre 1937;
Appendice C: Un fervente stalinista. Alcuni interventi di Ettore Quaglierini sulla rivista Vie nuove;
Appendice D: Le circostanze dell’assassinio di Egisto Cantini;
Appendice E: Enzo Luigi Fantozzi denuncia la controrivoluzione stalinista dopo l’insurrezione di Barcellona del maggio 1937;
Appendice F: Liberali o fascisti? Di Arrigo Catani
ALTRE PUBBLICAZIONI

Il 20 febbraio 1797 inizia il processo contro Babeuf, Darthè, Buonarroti ed altri 43 imputati, che passerà alla storia come il “processo agli Eguali”. Durerà fino al 26 maggio e, al termine, i primi due saranno condannati a morte, sentenza eseguita il giorno seguente tramite ghigliottina.
“Un momento prima della nostra condanna, sui banchi dell’alta corte di Vendôme, mentre la scure aristocratica stava per colpirli, Babeuf e Darthé ricevettero da me la promessa di vendicare la loro memoria, pubblicando un’esposizione esatta delle nostre comuni intenzioni, che erano state così stranamente sfigurate dallo spirito di parte. Vicino al termine della vita, è tempo ormai ch’ io adempia a questo impegno che numerose circostanze mi hanno impedito di soddisfare prima d’ora. (…)
(…) Strettamente legato a loro da sentimenti comuni, io divisi le loro convinzioni e i loro sforzi, e se errammo, il nostro errore fu almeno integrale: essi vi perseverarono fino alla tomba; ed io, dopo averci riflettuto in seguito e a lungo, sono rimasto convinto che l’eguaglianza da loro vagheggiata è la sola istituzione idonea a conciliare tutti i veri bisogni, a ben dirigere le passioni utili, a contenere quelle dannose, e a dare alla società una forma libera, felice, pacifica e duratura.”
Filippo Buonarroti, dalla Prefazione alla “Cospirazione per l’Eguaglianza detta di Babeuf” (Edizioni PANTAREI)
All’interno:
Presentazione di Michel Vovelle;
Manifesto degli Eguali;
Filippo Buonarroti di Franco Della Peruta;
Filippo Buonarroti e la rivoluzione francese;
Filippo Buonarroti da giacobino a comunista egualitario;
La congiura degli Eguali;
Ricominciamo;
La pubblicazione della “Conspiration”;
Filippo Buonarroti e l’Italia;
Filippo Buonarroti e Giuseppe Mazzini

A 50 anni dalla riapertura delle celle e del “Sotterraneo dei tormenti” alla Casa dello Studente di Genova
“Era il 19 novembre 1972 quando i giornali italiani diffusero la notizia che alla Casa dello Studente di Genova erano state scoperte “le celle di tortura della Gestapo” (…)
(…) Quei luoghi venivano riportati alla luce dopo essere stati volutamente nascosti e dimenticati per anni, nel tentativo di rimuovere una memoria scomoda, nel quadro di una malintesa concezione di riconciliazione nazionale. Infatti quasi tutti i responsabili delle torture, italiani e tedeschi, sfuggirono impunemente alle accuse e furono amnistiati o prosciolti, mentre i due cunicoli di accesso al tristemente noto “Sotterraneo dei Tormenti” vennero murati e le celle di detenzione imbiancate e piastrellate trasformandole in magazzini per la mensa universitaria. (…)
(…) Alla fine degli anni ’60 un gruppo di giovani che vivevano o frequentavano la Casa dello Studente iniziò il proprio apprendistato politico incontrando alcuni operai, ex partigiani e antifascisti. Questi raccontarono a quei giovani le loro esperienze e trasmisero i propri ideali e i propri valori, ma soprattutto spiegarono la vera storia della Casa dello Studente(…)
(…) Abbiamo dovuto lavorare di notte per abbattere i muri, ma una volta riportata alla luce quella realtà, non è stato più possibile l’oblio e le manifestazioni di consenso sono state così numerose da impedire qualsiasi tentativo di tornare al passato. Il “Sotterraneo dei tormenti” e le celle di detenzione sono stati quindi aperti al pubblico e anche le successive ristrutturazioni della Casa dello Studente hanno conservato e messo in sicurezza quei luoghi” (…)
Dall’Introduzione al catalogo, a cura di Paolo Migone
All’interno:
Introduzione;
Storia e immagini della Casa dello Studente;
La mostra permanente nel “Sotterraneo dei Tormenti”;
La Casa dello Studente e la mostra sulla resistenza operaia a Berlino;
La Resistenza tedesca;
“Deutsche Partisanen” nella Resistenza italiana

Ripercorriamo i primi trenta anni di attività del Centro Filippo Buonarroti, di pari passo agli avvenimenti mondiali da metà anni ’90 ad oggi.
All’interno:
Presentazione;
Anni ’90: un tormentato “dopoguerra”;
Anni 2000: la globalizzazione non risolve i problemi dell’imperialismo, ma li complica…;
Anni ’10: crisi politica ed ideologica nelle vecchie metropoli dell’imperialismo;
Anni ’20: passata la pandemia, sono iniziate le guerre della crisi dell’ordine;
Conclusione: un futuro di inedite tensioni e crisi, ma anche di inedite opportunità…