I “Quaderni del Buonarroti” sono agili documenti di poche decine di pagine ed hanno come scopo quello di cercare di stimolare nel lettore la curiosità verso gli argomenti trattati, in modo di incoraggiare l’approfondimento, magari attraverso la lettura e lo studio dei testi suggeriti nelle bibliografie allegate ad ogni numero.
NUOVA USCITA

Il 24 maggio 1915 – oltre cent’anni fa – l’Italia entra nella Grande Guerra, che già imperversa dall’agosto dell’anno precedente. È un conflitto che scoppia all’apogeo dello sviluppo economico e del fiorire della cultura, della tecnica e delle arti dei più progrediti paesi del vecchio continente. Non è una guerra prodotto dell’arretratezza economica o di un ristagno dello sviluppo, anzi! Non è una guerra prodotta dall’irruzione di un qualche popolo barbaro o da attriti etnico-culturali, fra popoli di diversa lingua o fede religiosa. Tutto il contrario. È una guerra che si sviluppa fra Stati dalle economie fortemente interdipendenti dal punto di vista economico-finanziario, i cui sovrani sono spesso parenti fra di loro.
Il 20 maggio 1910 ai funerali del re d’Inghilterra, Edoardo VII – detto lo “zio d’Europa” – perché imparentato con tutte le case regnanti del continente – sfilano in corteo, cavalcando fianco a fianco, non meno di nove teste coronate. Seguono
“cinque principi ereditari, altre quaranta Altezze imperiali o reali, sette regine (quattro regine madri e tre regnanti) e un folto gruppo di rappresentanti straordinari mandati da paesi a regime non monarchico. Settanta nazioni erano rappresentate. […] L’orologio della storia segnava però l’ora del tramonto. Il sole del vecchio mondo stava calando con un ultimo sfarzo di colori: uno sfarzo che nessuno avrebbe più veduto.”
(Barbara W. Tuchman, I cannoni d’agosto – ed. Neri Pozza)
Dall’introduzione all’opuscolo
All’interno:
Governanti e sudditi. Guerra e lotta di classe;
Alle origini della Grande Guerra. Anni che valgono giorni…..;
…e giorni che valgono anni;
SCHEDA A: La Belle époque delle illusioni e delle incertezze finisce a Sarajevo;
SCHEDA B: Scienza e cultura al servizio della guerra imperialistica;
SCHEDA C: Agitazione e manipolazione dell’informazione;
Le dimensioni del massacro;
SCHEDA D: Chiese e religioni di fronte alla guerra;
L’opposizione dei soldati alla guerra: fraternizzazioni, ammutinamenti, diserzioni;
SCHEDA E: Fraternizzazioni sul fronte russo;
Movimento operaio e Grande guerra;
Conclusioni;
Alcuni film sulla Grande guerra;
30 suggerimenti di lettura

UNA GUERRA CIVILE SCONOSCIUTA (80 pag.)
La presente pubblicazione è incentrata in gran parte su sei articoli pubblicati da Giovanni Poggi sul giornale Lotta Comunista fra il giugno 1985 e il maggio 1986, dedicati alle minoranze internazionaliste attive nella Resistenza in Italia nel 1943-45.
Ci sembra utile riproporli oggi, quando debordanti e ossessive sono ormai le celebrazioni istituzionali e retoriche della Resistenza e dell’antifascismo. In barba ai richiami alla “complessità” del fenomeno, al suo carattere “plurale”, animato da diverse correnti ideali e politiche, quello resistenziale è diventato un vero e proprio mantra a senso unico, uno – o forse l’unico – dei miti fondanti della Repubblica italiana e della sua Costituzione.
In barba ai risultati acquisiti dalla più matura storiografia sulle varie dimensioni di quella vicenda, si persiste a riproporre la piena continuità fra la lotta contro il nazifascismo e la restaurazione dello Stato borghese in Italia, dopo il suo collasso nel turbine della catastrofe seguita all’armistizio dell’8 settembre. Peggio ancora si insiste sulla peculiarità “italiana” di quegli eventi, come se il contesto e la determinazione internazionale non fosse pesata per nulla…
Seppelliti sotto tutto questo ciarpame ideologico, restano completamente in ombra quei fermenti vitali rappresentati dai movimenti a carattere proletario che si opposero non soltanto al fascismo, ma anche alla perpetuazione dell’ordine borghese e imperialista che i vincitori della guerra stavano per riservare all’Italia.
Questo opuscolo vuole richiamare la dovuta, meritata attenzione a quelle correnti e formazioni, che, contro “venti e maree” avverse reagirono alla rassegnazione, alla passività, alla collaborazione con i nazifascisti, al collaborazionismo di classe portato avanti dagli stalinisti e dai socialisti.
Di più, cercarono – fra mille difficoltà oggettive, spesso ostacolati dai loro stessi limiti soggettivi – di aprirsi un varco e indicare una strada per un rivolgimento sociale che partisse ovviamente dall’Italia, ma in una prospettiva internazionalista. Quegli uomini e quelle donne – piccoli nuclei, che tuttavia esprimevano energie quantitativamente non disprezzabili, visto che il loro numero totale nel 1943 era pienamente confrontabile con gli effettivi del PCI – hanno concretamente mostrato che il ritardo storico accumulato dalla classe operaia italiana durante gli anni del fascismo poteva in qualche misura essere recuperato.
Su tutta questa vicenda è calata negli anni una pesante cortina di silenzio, rotta ogni tanto da qualche libro o da qualche saggio, in genere prodotti di ricerche dal taglio militante.
Eppure quelle pagine di lotta contro il fascismo e contro l’incipiente egemonia stalinista sul movimento operaio italiano, meritano di essere conosciute e studiate per i loro insegnamenti e per gli spunti di riflessione che offrono ancora oggi.
Dall’ introduzione all’opuscolo
All’interno:
La Resistenza prigioniera di Yalta;
Necessità di una riflessione storica sul ruolo controrivoluzionario dello stalinismo;
Lo stalinismo cresce con le alleanze imperialiste;
Lo stalinismo strumentalizza le lotte operaie;
Scheda 1: Il movimento anarchico libertario;
Scheda 2: Bandiera rossa;
Lo stalinismo reprime la dissidenza comunista;
Scheda 3: La sinistra socialista;
Scheda 4: Stella Rossa;
Lo stalinismo soffoca la ribellione del sud;
Scheda 5: Il Lavoratore;
Scheda 6: Il Partito Comunista Internazionalista;
Lo stalinismo controlla la CGL;
Scheda 7: La Frazione di Sinistra;
Scheda 8: Il Partito Operaio Comunista;
Scheda 9: La CGL Rossa;
Sei profili biografici:
Mario (Paolo) Acquaviva;
Fausto Atti;
Pietro (Blasco) Tresso;
Temistocle (Bianco) Vaccarella;
Virgilio Antonelli;
Silvano Fedi
Ampia bibliografia

Presentiamo qui per la prima volta in italiano un opuscolo, tradotto dal polacco, sulla ricorrenza del Primo Maggio a nome di tal R. Kruszyňska, uno pseudonimo adottato nel lavoro illegale. Queste pagine sono state infatti scritte, nell’ultimo decennio dell’Ottocento, da una giovane immigrata, poco più che ventenne, riparata da Varsavia in Svizzera per sfuggire alle occhiute attenzioni della polizia zarista.
Lei si chiamava in realtà Rosa Luxemburg. Ricordiamo che era nata il 5 marzo 1871 a Zamošć, una cittadina della Polonia centrale, allora parte dell’Impero russo. Ancora bambina si era spostata a Varsavia con la famiglia di origini ebraiche. Nella capitale polacca aveva seguito un regolare corso di studi fino a ottenere il diploma liceale. Adolescente dal temperamento vivace e intelligente, si era istintivamente opposta, fin dagli ultimi anni di scuola, alla politica di russificazione forzata introdotta in Polonia, con l’uso obbligato – tra l’altro – della lingua dell’occupante. (…)
Dall’introduzione all’opuscolo
All’interno:
La festa del Primo Maggio (1895 – INEDITO IN LINGUA ITALIANA);
Come è nata la festa del Primo Maggio? (1894);
Il Primo Maggio (1907);
L’idea del Primo Maggio si fa strada (1913)
Breve bibliografia

Questa non è una guerra, non è neppure più un massacro. È la tortura di decine di migliaia di uomini, donne e bambini senza difesa, con bombe e gas velenosi. Usano i gas incessantemente e noi abbiamo curato centinaia di casi, compresi bambini ancora in braccio. Il mondo guarda… e passa via dall’altra parte.
John Melly Medico inglese di un’ambulanza della Croce Rossa in Etiopia, 1936
Dall’epigrafe dell’opuscolo
All’interno:
Memoria contro il mito della “diversità” italiana;
“Mal d’Africa”;
La più grande campagna coloniale del ‘900;
Guerra chimica: un aspetto “scontato della guerra moderna”;
Tonnellate di gas;
Negare, negare, negare;
I gas in Libia;
22-23 dicembre 1935;
Impreparazione Etiope;
Iprite e fosgene;
“Abbiate pietà!”
Bombardamenti contro la Croce Rossa;
“Quei miserabili polacchi”;
Un’azione programmata;
“Fucilare, fucilare, fucilare, fucilare”;
“Sterminio contro i ribelli e le popolazioni complici”;
L’ipotesi della guerra batteriologica;
“La gente perdeva pezzi di carne”;
Quando una parola nasce da un genocidio;
“La brina impalpabile del liquido corrosivo”;
Le denunce dell’opinione pubblica internazionale;
Il silenzio italiano;
Contro il mito dell’“Europa brava gente”
Breve bibliografia

Charles Darwin nasce il 12 febbraio 1809 a Shrewsbury, piccola cittadina inglese nelle Midlands occidentali, a ridosso del confine col Galles.
Darwin mise fine alla concezione secondo la quale le specie animali e quelle vegetali non avevano nessun legame tra loro, erano prodotti del caso, ‘creazioni di dio’, ed erano immutabili.
“Per la prima volta portò la biologia su un terreno del tutto scientifico”, commenta Lenin (1870-1924) nel libro Che cosa sono gli “Amici del popolo?”, paragonando l’approdo scientifico di Marx sul versante della comprensione della società a quello di Darwin nel campo della biologia e della storia della vita.
Operando una vera e propria “rivoluzione copernicana in biologia”, come lui stesso definirà la propria teoria dell’evoluzione, Darwin cambierà per sempre la percezione del posto dell’uomo nella natura, come pure la percezione delle relazioni tra le diverse popolazioni umane.
Dall’introduzione all’opuscolo
All’interno:
Una “rivoluzione copernicana in biologia”;
“Una nazione con il debole dello zucchero”;
Un “crimine atroce”;
“Maledetti niggers sfaccendati”;
La frenologia;
“Atrocità che fanno male al cuore”;
“E’ impossibile non sentirsi ben disposti”;
Gli schiavi come bestie;
I “pluralisti”;
“Potremmo essere tutti legati in un’unica rete”;
L’albero della vita;
Non esiste né alto né basso;
“Dio non ha mai inteso questo”;
“Molta luce sarà fatta sull’origine dell’uomo e la sua storia”;
Contro Darwin;
La Guerra civile americana;
La questione “grande e quasi terribile”;
“Quel mostriciattolo razzista”;
Le razze non esistono;
Lotta internazionalista al razzismo
Breve bibliografia

Presentiamo qui di seguito sei profili biografici di altrettanti militanti comunisti internazionalisti di Livorno e provincia, i quali parteciparono, cento anni fa, alla fondazione del Partito Comunista d’Italia (PCd’I), sezione della IIIª Internazionale.
Con questo primo contributo vogliamo non solo ricordare le basi po-litiche su cui il Partito Comunista nacque – la rottura col PSI e le sue correnti (i massimalisti di Serrati e Lazzari col loro rivoluzionarismo in-concludente e i riformisti di Turati, Treves e Modigliani) – ma intendiamo anche offrire alcuni elementi di riflessione per sfatare il mito presentato dalla narrazione storica ufficiale di una sostanziale continuità fra il partito nato a Livorno nel gennaio 1921 e il Partito Comunista Italiano (il nome con cui nel maggio 1943 il “Partito nuovo” di Togliatti sostituisce il PCd’I, liquidandolo anche formalmente).
In sede storica è invece accertabile una discontinuità profonda fra PCI e PCd’I, non limitata soltanto al nome e ai nuovi simboli (come ad esem-pio la bandiera rossa affiancata al tricolore), ma talmente ampia da inve-stire le linee politiche e strategiche, la composizione dei gruppi dirigenti, così come gli assetti organizzativi.
Dall’introduzione all’opuscolo
All’interno:
A cent’anni dalla fondazione del Partito Comunista d’Italia. I comunisti di Livorno tra fascismo e stalinismo;
Seguono le biografie di:
Becocci Ettore Augusto;
Bonsignori Alfredo;
Cantini Astarotte;
Ferrari Fernando;
Mannucci Danilo;
Trovatelli Plinio:
Appendice A: “A 50 anni dalla scomparsa di Danilo Mannucci (1899-1971)” – Di Giuseppe Mannucci;
Appendice B: “Un’autobiografia di Danilo Mannucci” (1947)
Breve bibliografia

Clara Zetkin, dirigente del Partito socialdemocratico tedesco e principale fautrice del congresso, avanza la proposta di stabilire in ogni paese una data per una manifestazione annuale dedicata alla questione femminile.
L’idea fa seguito alla mobilitazione statunitense in occasione del primo International Woman’s Day del 23 febbraio 1909 organizzato per iniziativa del Socialist Party of America. Nella risoluzione si precisa che le donne socialiste di tutti i paesi devono preparare in collaborazione con le organizzazioni politiche e sindacali e che l’obiettivo immediato è quello di ottenere il diritto di voto per le donne. Si decide di organizzare la manifestazione tutti gli anni, in ogni paese, nel mese di marzo.
Nasce così la Giornata internazionale della donna. Una giornata proletaria e internazionalista. (…)
Dall’introduzione all’opuscolo
All’interno:
La leggenda sull’otto marzo;
Una giornata del proletariato femminile;
Otto marzo comunista e repressione fascista;
Erede dello spirito marxista;
Nata al socialismo marxista e alla rivoluzione;
Rivoluzionaria, donna, madre;
Compagne di seconda classe;
Tra i fondatori dell’Internazionale socialista;
Dalla parte delle lavoratrici;
Femminismo proletario e femminismo borghese;
Die Gleichheit;
Rivendicazioni delle proletarie;
Contro lo sciopero dei ventri;
Sulla scuola;
La Conferenza Internazionale delle donne socialiste;
Contro la guerra;
Berna 1915;
Censura e carcere;
Spartacus;
Dalla parte dellaRivoluzione russa;
“Mia carissima, mia unica”;
Inviata della Terza Internazionale;
“La punizione che si abbatte sul proletariato”;
Contro Stalin;
“Il suo amore per gli oppressi”
Breve bibliografia

NON DISPONIBILE
Centocinquant’anni fa il proletariato di Parigi insorgeva riuscendo ad organizzare il proprio potere centralizzato, sia pure in una città isolata e per di più assediata dall’esercito prussiano dell’imperatore Guglielmo I e di Bismarck.
Che quel tentativo rischiasse di appiccare l’incendio alla Francia intera e all’Europa tutta è testimoniato dalla proclamazione della Comune, nelle settimane successive, anche a Lione, a Marsiglia, a Tolosa, a Saint-Etienne, a Limoges e a Narbona…
La prima dittatura del proletariato riuscì a reggersi e a tener testa alle truppe lealiste di Versailles per 72 giorni, ma il suo esempio e il suo insegnamento giungono freschi e intatti fino a noi per le battaglie di oggi e soprattutto di domani. (…)
Dall’introduzione all’opuscolo
All’interno brani tratti da:
La “forma politica finalmente scoperta” – Arrigo Cervetto;
La Guerra civile in Francia – Karl Marx;
Stato e rivoluzione – V.I. Lenin;
La lezione della Comune – L.D. Trotzky